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Intervista a Kenneth Grange
Kenneth Grange è uno tra i più noti designer industriali inglesi. Sue il disegno delle splendide Signature Diamond, diffusore celebrativo dei primi 40 ani di attività di Bowers&Wilkins

AUDIOGAMMA: Kenneth, sei nato nel 1929 e sei figlio di un poliziotto. Probabilmente la tua formazione ? stata influenzata da questo. In ogni caso, a quei tempi non esistevano i designer, o lavori simili. Gli oggetti non venivamo realizzati per bellezza ma venivano progettati per essere funzionali. Dunque mi interessa molto sapere come sei diventato un designer. Kenneth: Prima di tutto avevo bisogno di lavorare. Questo fu il primo passo per diventare un designer. Ho frequentato la scuola d?arte, che era un posto davvero divertente, ma anche molto caotico e sciolto, in confronto a oggi, dove ognuno si sentiva libero. Potevamo seguire i corsi che ci interessavano di pi?, anche al di fuori degli schemi prefissati. A quel tempo esistevano soltanto due indirizzi: belle arti e pubblicit?. Sai, da figlio di poliziotto dovevo guadagnarmi da vivere e cos? scelsi il corso di pubblicit?. Per? passavo la maggior parte del tempo al corso di disegno e fu proprio questo che mi diede un lavoro: il talento e la scoperta di riuscire bene in questo campo. Dunque fu proprio per caso. AUDIOGAMMA: E il primo lavoro? Kenneth: Il primo lavoro fu con la BBC. Come scenografo, o meglio come pittore di scena, che ? un po? pi? importante. Sai, quello fu proprio un inizio fantastico. C?erano molte persone interessanti, pi? grandi di me e che erano arrivate l? prima, che descrivevano la vita del mondo del cinema in maniera appassionante. E cos? pensai che, una volta finito l?incarico, mi sarebbe piaciuto lavorare nei film, alla Beeb. Era complicato entrarci, ma sapevo che stavano assumendo dei giovani, anche se credo che quelli che ci dovevano selezionare non fossero poi tanto pi? qualificati di noi, dal momento che adoperavano un unico sistema di valutazione. Dopo circa sei mesi ci licenziarono. AUDIOGAMMA: So che hai iniziato molto presto a collaborare con gli studi di architettura, come disegnatore; questo ? forse il momento in cui hai capito pi? chiaramente quale sarebbe stato il tuo futuro? Kenneth: Credo che la grande fortuna di ottenere un lavoro in uno studio di architettura sia stata fondamentale per la mia vita, non c?? dubbio. Perch? mi ha fatto conoscere il modernismo e le persone che vivevano e respiravano l?arte del design. Non sapevo nemmeno che si chiamasse design, figuriamoci. Ero soltanto un praticante di uno studio di architettura. Ma quelle erano persone veramente molto in gamba; ho la massima stima per gli architetti. Penso che rappresentassero l?inizio di un intero processo etico, morale e persino politico; gli architetti cominciavano a capire il senso della vita. AUDIOGAMMA: Che intendi per modernismo? Kenneth: Penso che il modernismo sia un argomento molto interessante. Teoricamente potremmo dire che il modernismo ? pi? o meno quello che realizzeremo in futuro. Ma penso sia vero anche che noi siamo stati i veri eredi del modernismo, come veniva definito alla Bowers house. E lo sono stati, in fondo, tutti gli architetti che ho incontrato nella mia vita. Ora s? che posso definirli dei modernisti. Non credo che pensassero di essere dei modernisti, si ritenevano soltanto degli architetti innovativi. E la loro innovazione, di conseguenza, nasceva proprio dall?eredit?, che era poi la migliore base possibile. Quello della Bowers house era stato semplicemente un movimento nato prima della guerra. AUDIOGAMMA: E naturalmente la Bowers house aveva tratto le proprie idee dalla Germania. In Gran Bretagna si tendeva ad associare il concetto di modernismo con l?essere stranieri, vero? Kenneth: Non c?? dubbio. Sono certo che ancora oggi giri l?idea che il modernismo sia qualcosa che ? stato importato. Ed ? anche scontato che la maggior parte delle persone con cui parli, in media, ti dica che per trovare l?ultima novit? nel campo dell?arredamento devi andare in Italia. Non di certo a High Wycombe, questo ? sicuro. AUDIOGAMMA: Quando hai cominciato a disegnare macchine fotografiche, qual era il tuo obiettivo? Avevi davanti uno strumento per fare delle foto che pi? o meno tutti quanti nella vita, presto o tardi, in una forma piuttosto che in un?altra, avrebbero utilizzato. Insomma parliamo di un oggetto molto comune. Cosa aggiunge il design? Kenneth: Sai, quelli erano anni in cui i produttori di macchine fotografiche, come la Kodak, e i produttori di articoli di vario genere, come ad esempio la Kenwood e la Morphy Richards, vendevano facilmente qualsiasi cosa producessero. Dunque non avevano la stretta necessit? di cambiare qualcosa a ogni costo. L?unica necessit? era di cominciare, seppure lentamente, a produrre in maniera pi? economica. Si iniziavano anche a installare dei macchinari nelle fabbriche e a costruire dei nuovi stabilimenti; si cominciava a sperimentare la produzione di serie. Fu quello il vero motivo di molti cambiamenti apportati al prodotto. Penso che quelle aziende cominciassero a guardarsi intorno, anche se in maniera graduale. Esiste un momento di incontro tra l?utilizzatore potenziale e l?oggetto. Devi fare delle prove e renderti conto di quale sar? la percezione del consumatore rispetto a ci? che stai realizzando. E allora cerchi di farlo ancora meglio. Prima fai di tutto per migliorarne la funzionalit?, poi lo rendi pi? piacevole e subito dopo, durante questo piccolo processo di miglioramento del prodotto, fai in modo che appaia anche pi? appetibile, allo scopo di dare un valore aggiunto al solo fatto di possederlo. Questi sono aspetti essenziali del mio lavoro, credo. E ne consegue che, se lo fai nella maniera giusta, l?articolo risulta pi? facilmente pubblicizzabile. E sono proprio questi gli aspetti che consentono al designer di entrare direttamente a far parte del processo di promozione di un prodotto, oltre alla sua precisa funzione. AUDIOGAMMA: Abbiamo raggiunto un accordo con B&W perch? hanno un progetto in cantiere. Per la produzione delle nostre casse abbiamo appena raggiunto un accordo con la Jaguar, proprio con la Jaguar delle automobili. Kenneth: Beh, spero che comincino a trottare, di recente la loro reputazione ? un po? calata. AUDIOGAMMA: Abbiamo parlato di arredi urbani e di elettrodomestici. I prodotti Hi-Fi fanno ormai parte di quasi tutti i salotti. Prima della guerra non era affatto cos?. Ma insomma i prodotti Hi-Fi sono mobili oppure apparecchi? Kenneth: Il salotto ? il posto giusto per iniziare un discorso sul suono. Il suono ? quella parte della vita che rientra nel concetto di intrattenimento e che ha visto una crescita continua; in apparenza non ha mai vissuto le tragedie delle altre ?istituzioni? in Gran Bretagna. Di conseguenza ritengo che il suono e i sistemi audio abbiano una posizione molto importante nella pianificazione di una casa. Per mia grande fortuna, fui presentato a un signore di nome John Bowers, che allora stava producendo un film. Purtroppo ? scomparso gi? da un po? di tempo, ma era un grosso entusiasta, adorava la musica ed era fissato per la qualit?! ? stato un buon inizio, con un mecenate di tutto rispetto. AUDIOGAMMA: Come hai affrontato il problema dell?aspetto che doveva avere un altoparlante? Kenneth: Per molto tempo gli altoparlanti dovevano essere realizzati in una determinata maniera e questo dipendeva dai metodi di produzione e quindi dalla necessit? di continuare a realizzarli in quella maniera in particolare. Erano scatole riempite di elettronica sempre pi? complessa. Comunque la forma predominante era quella di una scatola. Avere queste scatole in salotto non era poi una cosa cos? strana. Abbiamo in casa scatole con dentro cose da bere, con dentro i vestiti e via dicendo. La scatola, anzi lo chiamer? cabinet, fa parte dell?arredamento. Di qui la prima questione importante: i sistemi Hi-Fi sono impianti o pezzi di arredamento? Questo ? il dilemma sia dei designer che dei produttori, perch? dipende molto da chi li acquista. La maggior parte degli uomini, in casa, crede di poter predominare ovunque e, nel caso specifico, attraverso l?impianto audio. Ma in casa ci sono anche le mogli che decidono fino a che punto il salotto possa essere invaso dagli altoparlanti. Di conseguenza la questione ? se si tratti o meno di pezzi di arredamento e in che misura si possa renderli tali. Questa ? la chiave di tutti i cambiamenti introdotti negli anni. Con il passare del tempo le case sono diventate pi? grandi, con alcune stanze riservate agli hobby e di conseguenza ? anche cambiato il design degli apparecchi, pi? orientati verso la qualit? del suono che non verso l?estetica del mobile. Questo ?, per me, in sostanza, il grande cambiamento che si sta verificando. AUDIOGAMMA: Per te ? sempre stato pi? importante renderlo un mobile piuttosto che un apparecchio troppo ingombrante? Oppure hai trovato il modo di conciliare le due cose? Kenneth: Penso di aver cominciato a riconoscere a un certo punto, e anche Bowers era pronto a farlo, l?importanza dell?impianto audio e quella di dare alla persona che avrebbe speso molti soldi per acquistarlo la possibilit? di occupare un piccolo angolo del salotto di casa, per il suo hobby. Con il tempo l?impianto audio diventava sempre meno un mobile e sempre pi? un apparecchio. Era molto pi? di un semplice oggetto in uno spazio. A quel punto potevi anche proporre dei prodotti che non avessero l?aspetto di una scatola impiallacciata. Al contempo per? subentrava anche l?elemento egoistico da parte del designer. Io credo che ogni designer dovrebbe desiderare di possedere quello che crea e di volerci convivere. Penso che in questo vi sia un fondo di verit?. Io volevo convivere con le mie creature e quindi ho cominciato ad accettare la possibilit? di avere a casa una commistione divertente di vecchio e nuovo, in termini di mobili e apparecchi. Ho cominciato a scoprire la possibilit? di avere in casa forme che erano talmente ingombranti da essere considerate quasi fuori dal comune, ma pur sempre parte dell?arredamento; la loro originalit? le distingueva, rendendole degli apparecchi particolari e con una precisa funzione. AUDIOGAMMA: Una cosa che si ? verificata ? sicuramente il ridimensionamento degli apparecchi audio, un tempo veramente troppo grandi. Con gli anni sono diventati molto pi? piccoli e adesso la gente comincia a considerarli quasi delle opere d?arte, comunque degli oggetti di particolare bellezza. Sono curioso di sapere se ? cambiato il tuo modo di pensare, rispetto a come debba presentarsi un impianto audio. Kenneth: Uno degli aspetti pi? gratificanti nella mia vita ? di poter lavorare con grandi aziende che mi permettono di frequentare i posti e gli ambienti in cui verranno installati gli impianti. Ho quindi la possibilit? di percepire da parte dei clienti degli atteggiamenti e delle aspettative diversi. Nel periodo in cui ho lavorato con la B&W, le societ? di questo tipo si stavano altamente specializzando e i loro prodotti diventavano inevitabilmente pi? costosi. Tutto ci? per acquisire un maggior numero di ascoltatori. Di conseguenza il prodotto ha cominciato ad avere un?influenza diversa sulla sua natura e sulla sua personalit?. Ho provato una grossa soddisfazione nel vedere che in giro vi fossero molti prodotti alquanto anonimi e che questi venissero sostituiti da prodotti pi? emozionanti e forse anche pi? eccentrici. Nella vita commerciale di una societ?, un prodotto aiuta l?altro. Credo sia fantastico che una societ? riesca a entrare in un mercato cos? ampio e possa riuscire a soddisfare una clientela cos? diversa, sia culturalmente che esteticamente. AUDIOGAMMA: Mi puoi fare l? esempio di un impianto ?eccentrico? uscito sul mercato? Kenneth: S?, si tratta di un impianto in particolare, non di mia creazione, ma comunque della B&W, che ? ancora in produzione e che rappresenta un buon connubio tra design di alto livello e ottima performance. ? un sistema audio incredibile, sviluppato da un ingegnere che non ha nulla a che vedere con Grange. Il sistema si chiama ?Nautilus? e, a mio parere, ? un impianto audio abbastanza stravagante. Secondo me ha un aspetto molto originale, ma per quanto riguarda la qualit? del suono ? il top. Il ?Nautilus? ? il prodotto pi? originale che conosca. ? ancora in produzione e se hai abbastanza soldi, e una moglie di ampie vedute, oppure se hai una stanza dove sei libero di sbizzarrirti un po?, ne puoi comprare quanti ne vuoi. AUDIOGAMMA: La Bowers & Wilkins celebra quest?anno il suo quarantesimo anniversario e ha chiesto a te di creare qualcosa di nuovo. Qual ? stata la tua prima preoccupazione prima di metterti a lavoro, visto che ne ? derivato un prodotto assolutamente all?altezza di un evento cos? importante, oltre che funzionale? Kenneth: Una delle cose pi? gratificanti (devo continuare a usare questa parola, ma ? un privilegio) della mia vita ? avere successo. Parlo sia del successo personale che di quello dell?azienda per la quale lavoro. Se le mie creazioni vendono bene, la societ? continua ad avere sempre pi? fiducia in me e a condividere con me i progetti aziendali relativi ai prossimi 10 o 20 anni. ? una posizione di favore. Cominci a pensare a quale sar? il futuro e a preoccuparti del fatto che aziende come B&W producano le migliori casse al mondo. Conosco bene la cura e la passione con cui viene sviluppato un prodotto, in ogni sua fase. E il nostro unico obiettivo ? la performance del prodotto. Nessuna dinamica commerciale potr? mai far passare agli ingegneri la voglia di voler migliorare, sempre e comunque. Questo, in una societ?, ? l?elemento pi? importante. Mi rendo conto che l?architettura e il modernismo si sono sviluppati solo negli ultimi 10 anni, attraverso case e ambienti moderni. Il cambiamento ? stato piuttosto drastico. Non ci sorprendono pi? gli agenti immobiliari che accettano il modernismo e anzi che promuovono, addirittura, delle case moderne e alquanto estreme. Vi sono stati quindi dei veri e propri cambiamenti nella struttura delle case moderne, nel tipo di casa che ognuno di noi sogna di avere. Tutto questo rappresenta un?opportunit? per aziende come la B&W, ? quasi una sorta di celebrazione del proprio successo. Rappresenta un altro obiettivo raggiunto e tutto ci? grazie al cambiamento dell?architettura nella societ? moderna. Sarei veramente contento se i migliori architetti del mondo capissero una volta per tutte che la qualit? del suono pu? essere tranquillamente associata a un qualsiasi oggetto, che possa risultare ai loro occhi un?opera d?arte da inserire nei loro ambienti artistici. AUDIOGAMMA: Parlami delle forme che hai creato e dei materiali utilizzati, perch? a me sembra che rientri nell?idea di modernismo il concetto che se usi i materiali migliori il risultato ? ottimo, se usi invece materiali pi? scadenti il risultato ? pessimo, mi sbaglio? Kenneth: (Ridendo) Negli ultimi anni ci sono stati molti cambiamenti all?interno della produzione. Si ? visto, per esempio, che il vetro pu? essere modellato. Per non parlare poi di alcune strutture straordinarie, in vetro, realizzate nel settore automobilistico. Le trovi anche negli oggetti pi? banali. Credo anche che, in altri ambiti, stiamo cominciando a vedere ora che il cabinet di tipo tradizionale non deve pi? avere delle superfici piatte. Sempre pi? spesso ci troviamo di fronte a strutture di legno piegato o modellato, all?interno di un qualsiasi oggetto esposto in casa. Molti mobili, come per esempio il letto e il frigo, sono ancora molto geometrici. Cominciamo a vedere, invece, altri oggetti che sono un tutt?uno con lo spazio circostante, ma hanno pi? carattere e rappresentano le potenzialit? che esistono nel campo della produzione. Ero soddisfatto di poter proporre alla B&W una forma che avrebbe soddisfatto a livello acustico i miei colleghi del laboratorio, ma che era anche un prodotto di eccellenza straordinaria, perch? ora ? possibile produrre un cabinet tutt?altro che lineare, cosa che non era possibile fino a 5-10 anni fa. AUDIOGAMMA: Parlami dei materiali utilizzati, mi sembra di ricordare che ci voglia un?incredibile rifinitura. Kenneth: Le rifiniture e i materiali ora vanno di pari passo. Tanto tempo fa ho disegnato per la B&W un altoparlante, che ho ancora a casa e che mi piace molto. ? una colonna bianca, con una piccola scatolina sopra. ? anche basculante. Questo altoparlante si ? per? rivelato un fallimento, perch? la vernice che veniva usata in quel periodo per le rifiniture non era di buona qualit? e di conseguenza il colore sbiadiva oppure cambiava di tono. Lo stesso vale per le macchine. Per noi ? tutto scontato, non ci rendiamo conto che la tecnologia che sta dietro alla verniciatura e le tecniche di rifinitura delle auto sono quasi un miracolo e lo stesso avviene per le case. Abbiamo ancora molta strada da fare. Tra 20 anni, se affronteremo questo discorso, cosa che mi auguro, noteremo dei grossi cambiamenti in molti oggetti di uso comune. Ritengo che nel settore dell?arredamento avremo molti cambiamenti in termini di forme e rifiniture. Sono sicuro di questo. AUDIOGAMMA: Che materiali hai scelto per il Signature Diamond? Kenneth: Abbiamo creato un nuovo cabinet, utilizzando un materiale tradizionale che va benissimo a livello acustico. Il cabinet stesso ? fatto di legno compensato modellato che ? un piacere da guardare. Che regalo sarebbe per tutti gli ascoltatori del mondo poter visitare le fabbriche e vedere come vengono realizzati i prodotti. Non bisogna mica arrivare a Disneyland, basterebbe andare dai produttori di cabinet. La mia vera passione. La forma del cabinet ? ovale e quindi occupa una posizione ben distinta nello spazio. L?altoparlante, che deve avere una superficie piatta, lo penetra. Mi innervosisce descrivere le cose che creo, in un certo senso delle vere e proprie sculture, anche se molto semplici. Il capolavoro ? il tweeter, l?unit? di alta frequenza. ? stato creato un vero pezzo unico e, dal canto mio, l?ho reso una parte importante di tutto l?insieme, utilizzando il marmo tradizionale che ? un materiale fantastico in termini di acustica. Assolutamente inerte e eccezionalmente solido. Questo ? un ottimo esempio di tecnologia, visto che oggi si possono fabbricare esemplari perfettamente uguali, grazie allo strumento computerizzato che viene usato per tagliare il marmo. Qualsiasi forma, anche complessa, ? assolutamente ripetibile; ogni singolo esemplare viene realizzato in maniera assolutamente perfetta e la qualit? acustica risulta completamente conforme. Il marmo ? un elemento caratteristico, se hai in casa due di questi prodotti, significa che possiedi due pezzi di marmo che sono diversi da qualunque altro pezzo di marmo al mondo. AUDIOGAMMA: Un? ultima domanda. Si dice che la vita di un designer famoso sia piena di successi infiniti. Ci sono delle cose in particolare che, con tuo dispiacere naturalmente, non si sono rivelate un successo o che non sei riuscito a realizzare? Kenneth: Tanto per ridere, un paio di anni fa ho deciso di rovistare nel mio archivio e ho trovato delle cose alle quali sono rimasto molto affezionato, dei modelli e dei prototipi, alcuni dei quali ancora funzionanti. A livello meccanico funzionavano tutti, ma per vari motivi non sono mai arrivati in produzione. Cos? ho messo su una piccola mostra dal titolo ?Le cose che sono sfuggite?. Un paio di volte mi ? stato chiesto quale fosse il mio preferito tra questi 10-20 prodotti esposti, ne avevo di pi? ovviamente, ma ho deciso di esporre solo questi. Io credo di preferire, tra tutti, la libreria. Ci vorr? un po? per raccontarti questa storia, ma te la voglio raccontare. Quando mia madre mor? era veramente molto anziana, quindi eravamo tutti preparati all?evento: aveva 97 anni e in fondo aveva avuto una bella vita. Mi trovai spiazzato rispetto al dopo; non avevo mai pensato al fatto che avrei avuto bisogno di un?impresa di pompe funebri. A queste cose non si pensa mai. Quando mia madre mor? erano le 11.30 di sera, ero l? da solo e cos? chiesi alla capo infermiera della casa di cura se mi potesse consigliare una societ? di pompe funebri. Ovviamente lei non me ne poteva consigliare una, perch? era contro il regolamento. Ho preso le pagine gialle e ne ho trovata una. Ora riflettendoci, la situazione era particolare, ma le cose sono comunque andate bene. Vado a parlare con il tipo dell?impresa funebre, nel suo ufficio, che peraltro sembrava un negozio normale, a parte per il fatto che all?interno era tutto nero e molto cupo. Eravamo seduti a parlare delle cose da organizzare finch? non ? arrivato il momento di scegliere la bara. Naturalmente mi diede un catalogo, che dalla copertina sembrava piuttosto un album di foto delle vacanze. Aprendolo notai che su ogni pagina c?era una bara e il relativo prezzo e pi? alto era il prezzo, pi? brutta era la bara; a tal punto che alcune avevano addirittura le maniglie di metallo, anzi di ottone, che sono le pi? costose. Poi verso la met? del catalogo vidi che quelle stesse maniglie erano fatte di plastica e rivestite e alla fine del catalogo, invece le maniglie erano in legno e cos? via. Da figlio sapevo che mia madre non era stata una persona stravagante; era molto generosa ma odiava lo spreco. Adesso mi si poneva il problema di decidere, in base a questo catalogo, come rappresentare la sua vita e l?immagine che, da figlio, avrei dato di lei. Pi? ci pensavo, pi? mi sembrava una situazione ridicola per un designer che ha passato quasi tutta la vita a parlare di modernismo, dell?adeguatezza degli oggetti e della loro ragione in vista del loro utilizzo, proprio come faccio oggi con te. Ho pensato quanto fosse assurda la situazione. Quindi ho creato per casa mia una libreria a forma di persona, che avesse due funzioni. L?ho messa in corridoio e ci ho sistemato dentro i libri e, se mai dovessi morire, cosa che non succeder? visto che sono immortale, qualcuno toglier? i libri e mi ci infiler? dentro, chiuderanno il coperchio e me ne andr? per la mia strada. Mi sembra divertente, anche se non per tutti, ma quelli che si disturberanno a venire, quel giorno, capiranno che ho fatto una cosa molto utile. Mi rattrista sapere che non tutti abbiano una libreria come la mia (ridendo). Non ci crederete ma ? una storia vera!

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